Elezioni in Francia, su Macron una tenaglia rossobruna
Boom della sinistra di Mélenchon, e Le Pen attacca: "Negheremo al presidente la maggioranza assoluta all'Assemblea"
Sarà sfida all’ultimo voto fra centro e sinistra per il secondo turno delle elezioni legislative in Francia, il 19 giugno. Al primo turno del 12 giugno la Nupes di Mélenchon ha ottenuto il 25,6% raggiungendo Ensemble! di Macron.
Per il capo dello Stato, che in Francia ha poteri sostanziali data la forma di repubblica presidenziale e non parlamentare come in Italia, rischia di non esserci più una solida maggioranza all’Assemblea nazionale. Si tratta di una battuta d’arresto e di un clamoroso pareggio con il leader della sinistra radicale. Per la prima volta nella storia della Quinta Repubblica, scrive Le Figaro, il partito presidenziale non risulta nettamente in testa al primo turno delle elezioni legislative. Ha infatti ricevuto solo 21.400 voti in più rispetto alla coalizione di sinistra. Bassa l’affluenza al voto, che ha raggiunto il 47,51%: il minimo storico.
L’alleanza di sinistra, che costituisce la vera sorpresa di queste elezioni n Francia, si chiama Nouvelle Union populaire écologique et sociale, (Nupes). È formata da comunisti, verdi e socialisti e la guida Jean-Luc Mélenchon che al primo turno delle elezioni presidenziali dello scorso aprile aveva sfiorato il ballottaggio con Macron. Lo stesso Mélenchon aveva definito le legislative che si svolgono adesso come “il terzo turno delle presidenziali” promettendo battaglia. E ora non è più un’ipotesi lunare che possa diventare primo ministro. Le previsioni per il secondo turno mostrano come Macron potrebbe vincere dai 255 ai 310 dei 577 seggi dell’Assemblea nazionale.
Francia, maggioranza in bilico
Non è dunque chiaro se ne avrà abbastanza per una maggioranza assoluta. Occorrono infatti almeno 289 seggi per non dipendere da voti altrui. Nella precedente legislatura il partito del presidente della Repubblica si appoggiava su una maggioranza di 341 seggi. Questa volte ne perderebbe diverse decine. Il risultato di questo primo turno elettorale in Francia è dunque un marcato successo per la nuova alleanza di sinistra e ora Macron è sotto pressione. E ha chiesto ai suoi “umiltà“.
Macron spera nei gollisti
Se alla fine Ensemble! dovesse avere soltanto una maggioranza relativa all’Assemblea nazionale, questo costringerebbe Macron a guardare alla destra moderata per poter applicare il suo programma, scrive Le Figaro. Con l‘11,3% dei voti, infatti, Les Républicains di Valérie Pécresse, eredi degli storici neogollisti, possono sperare di ottenere al secondo turno fra i 40 e i 60 deputati. In questo modo diventando essenziali per il capo dello Stato nel nuovo Parlamento. Quanto a Marine Le Pen, nonostante un punteggio del 19,2% per il suo Rassemblement National, rischia alla fine di ottenere solo tra i 10 e i 25 deputati.
Dal palazzo di Matignon, la sede del Governo francese presieduto da Elisabeth Borne, che Macron aveva nominato dopo essere stato rieletto il 24 aprile, fanno buon viso a cattivo gioco. “La maggioranza resiste” dicono. Per questo, in un’intervista all’emittente Rtl, la portavoce dell’esecutivo, Olivia Grégoire, si è detta ”non particolarmente delusa” dal risultato del primo turno delle elezioni legislative. “La maggioranza resiste, è presente in una parte preponderante dei collegi elettorali. Se è fragile essere leggermente in testa, non capisco bene cosa sia la fragilità“, ha commentato Grégoire.
Mélenchon: “La Francia ci ha scelto“
Di tutt’altro tenore le dichiarazioni del vincitore politico del primo turno in Francia, Jean-Luc Mélenchon. “Ho l’impressione – ha detto – che abbiamo rovesciato il tavolo. Si pensava che la sinistra fosse morta. Abbiamo superato tutti i pronostici e arriviamo in testa al primo turno“. E se l’estrema destra di Eric Zemmour resta ferma al palo, bordate a Macron arrivano da Marine Le Pen. “Domenica prossima (19 giugno, ndr.) è importante non lasciare a disposizione di Emmanuel Macron una maggioranza assoluta di cui abuserà” ha dichiarato lapidaria. Tutto fa pensare a una chiara convergenza di interessi fra destra e sinistra per schiacciare il centro macroniano, azzoppandone la maggioranza parlamentare fin dall’inizio del nuovo settennato presidenziale.