Per Veronica Yoko Plebani lo sport è parte della sua vita. Sa di dover faticare più degli altri e lottare contro i suoi stessi limiti. Le pieghe delle sue stesse cicatrici che segnano la pelle, si sono trasformate in punti di forza, come se fossero un punto di partenza sulla quale poter nuovamente sperare. Segni visibili da quel 2011, quando una meningite batterica fulminante le ha fatto perdere le falangi di mani e piedi. Nonostante la brutalità del caso, Veronica Yoko ha trovato il rilancio psicologico e fisico, così da poter continuare a vivere.
Il docufilm diretto da Maria Iovine genera nello spettatore un immediato coinvolgimento emotivo guardando con attenzione la vita dell’atleta, ripresa e documentata prima del traguardo finale; ovvero quello delle Olimpiadi di Tokio 2020. Nella pellicola cinematografica Veronica Yoko Plebani si mostra come un’atleta nata per gareggiare e abbattere ogni limite con forza e determinazione e, soprattutto voglia di guardare sempre oltre le difficoltà. Il caso le ha reso la vita complicata, ma lei è riuscita a plasmarlo e renderlo fattore predominante per modulare le sue ambizione e, spesso ottenere le vittorie. Parte dal basso ‘la figlia del sole’ per conquistarsi, passo dopo passo, i traguardi. Come l’ultimo dopo un lungo fermo delle attività, che l’ha vista salire sul podio per la medaglia di bronzo.
La visione narrativa di Iovine per Alice nella Città
Legami, corpo, studio, sport, fatica si rendono piccoli nuclei sul quale la regista ci sviluppa la storia e lo fa puntando l’obiettivo della sua macchina da presa su Veronica Yoko Plebani. Corpo a corpo presentato ad Alice nella Città ieri, 22 ottobre racconta il percorso intrapreso dalla giovane donna quando aveva solo quindici anni. Ha lottato contro la morte, che le ha lasciato dei segni sulla sua pelle che non cancellerà mai. Oggi Yoko ha 25 anni; si è conquistata il bronzo alle Paralimpiadi e continua per la sua strada. Con Corpo a corpo si evidenzia la realtà di un corpo controllato dalla sua stessa malattia ma normalizzato e standardizzato da una bellezza di inclusione.
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