Vittorio Emanuele II, il primo re d’Italia tra storia e credenze popolari
Dagli interessi politici alla passione della caccia, passando per i pettegolezzi sulla paternità
Vittorio Emanuele II è ricordato come il Re Galantuomo. Una vita dedicata al proprio lavoro senza troppi eccessi, ma con il fantasma di una credenza popolare secondo cui era in realtà figlio di un macellaio.
Tutto risale ad una sera del 1821, quando il piccolo principe dormiva nella propria culla. La sua balia si abbandonò al sonno sulla sedia e lasciò cadere per terra una candela. In pochissimo tempo scoppiò un incendio. Il piccolo Vittorio Emanuele – secondo le fonti ufficiali – fu tratto in salvo dalla stessa balia che affrontò le fiamme per portarlo via. Ma esiste un’altra versione della storia.
Secondo le credenze popolari, infatti, il vero principe morì in quell’incendio notturno. La famiglia, per timore di veder sfumare la successione al trono, lo sostituì con un coetaneo, figlio di un macellaio che aveva la bottega di fronte palazzo Pitti. Prova ne sarebbe, stando alle dicerie, il fatto che quell’anno il macellaio divenne improvvisamente ricco, allargando addirittura la bottega. Ovviamente non esiste nessuna conferma di questa storia, che si era diffusa probabilmente a causa della scarsa somiglianza tra Vittorio Emanuele II e suo padre.
Dal mito alla storia: il governo “gentile” di Vittorio Emanuele II
Miti a parte, però, di reale c’è che Vittorio Emanuele II trascorse la sua infanzia a Firenze, presso la casa del nonno materno. Questo perché il padre non godeva della stima di Carlo Felice, ultimo re del ramo principale dei Savoia, a causa del suo atteggiamento favorevole nei confronti dei Moti Liberali del 1821.
Solo quando suo padre divenne re di Sardegna nel 1831, il giovane principe si trasferì a Torino. Fin da subito mostrò insofferenza verso gli studi teorici, preferendo lo sport e la caccia, sua grande passione. In seguito sposò la cugina Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena, pur non rinunciando ai propri comportamenti libertini e allacciando relazioni con molte donne. Il più famoso degli amori clandestini fu quello con Rosa Vercellana, denominata la “Bela Rosin”, che ne divenne anche moglie rendendolo padre di due figli senza titoli e privilegi.
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Quando le armate sabaude subirono una sconfitta durante la Prima guerra d’indipendenza capitolando a Novara, Carlo Alberto abdicò. Vittorio Emanuele divenne re e iniziava il regno dell’ultimo re di Sardegna. In un periodo confuso per l’Italia riuscì, però, a giocare un ruolo politico di primo piano. Mentre si trovava a Moncalieri, emanò un proclama con cui sciolse il Parlamento per farne eleggerne uno più moderato che approvasse i termini dell’armistizio di Vignale.
Stando alle fonti, Vittorio Emanuele II fu un re politicamente molto presente. Rispettoso delle decisioni dei propri ministri, continuò a esercitare pressioni e a mantenere un ruolo attivo nei confronti degli alti comandi militari e dell’assemblea legislativa. Il culmine della sua “carriera” arrivò il 17 marzo del 1861 il Parlamento di Torino lo proclamò re d’Italia. Divenne così il simbolo dei valori risorgimentali e patriottici.
Trasferitosi al Quirinale, condusse una vita lontana dagli eccessi della vita mondana. Morì, stroncato da una febbre, in seguito ad una battuta di caccia nel gennaio 1878.
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