Lo confesso: assolutamente senza pensarci ho scelto Dolor y Gloria come titolo dell’ultimo editoriale. Non avevo voluto pensare alla Mostra del Cinema di Venezia, per una sorta di scaramanzia. Quella citazione era il riassunto perfetto del luglio appena passato, di quelle emozioni forti che ci aveva lasciato, dei ricordi in puro stile felliniano. Una sorta di Amarcord collettivo tra mondo dello spettacolo dolceamaro, per chi non c’è più, e salvifici trionfi sportivi.
Sembra sia la cifra di questa lunga estate calda, di pandemia latente e non superata, in cui è arrivata la scomparsa di Gino Strada, fondatore di Emergency. Giusto poco prima che il mondo come lo avevamo conosciuto negli ultimi vent’anni, proprio in quell’Afghanistan che lui conosceva bene, collassasse praticamente in un giorno solo. E la prospettiva è terribile, per la catastrofe umanitaria senza fine, per la paura che attanaglia chi dai Talebani era fuggito per costruire un paese diverso e più aperto; per la condizione di pericolo delle donne. Ieri 31 agosto la storia ha scritto una delle sue cesure di cui sapremo di più, forse, solo dopo.
L’estate dei campioni: poeti, santi e navigatori … con vista sulla Laguna
Ma ritorniamo a dove ci eravamo lasciati un mese fa. Credevamo di aver visto tanto, forse tutto per quest’estate 2021 già a luglio, e invece no. Di colpo il primo agosto nello spazio di una manciata di minuti, un sinuoso saltatore, Gianmarco Tamberi, leggiadro, ma incredibilmente capace di spiccare un balzo di 2 m 37 cm (praticamente un piano di palazzo), e un velocista, Marcell Jacobs, dallo scatto di un potente felino (9″80 lo ricordo!) si laureano CAMPIONI OLIMPICI DI TOKIO 2020.
Allora non era solo la forza della gioventù – 20 anni – di Vito Dell’Aquila nel Taekwondo o la determinazione della coppia Cesarini-Rodini nel canottaggio. C’erano molte notti insonni da trascorrere per tifare per un’altra parte vincente e straordinaria dello sport italiano. Alla fine sono arrivati 40 podi – record di medaglie azzurre olimpico – 10 ori, 10 argenti e 10 bronzi. A salire sul gradino più alto anche Ruggero Tita e Caterina Banti; Francesco Lamon, Simone Consonni, Jonathan Milan e Filippo Ganna; Massimo Stano; Antonella Palmisano; Luigi Busà e, ciliegina, quella staffetta con ancora il Re dei 100 m, Lorenzo Patta, Eseosa Desalu e Filippo Tortu.
Li ho nominati tutti, almeno gli ori, come se contarli, mi avesse aiutato a dormire nelle roventi notti d’agosto. Soprattutto quando sempre ad inizio mese – siamo solo al 5 agosto! – Valentino Rossi ha convocato una conferenza stampa per annunciare quello che era nell’aria: dopo 25 anni di una carriera splendente alla fine di questa stagione The Doctor non correrà più. Erano passati pochi giorni da un altro commiato, quello della divina Federica Pellegrini, dalla sua ultima vasca per farsi eleggere come atleta membro del CIO.
Venezia: La forma (e la forza) del Cinema
E così sulla via dei trionfi e degli adii, che poi sono il ‘sale’ del grade schermo, siamo giunti a Venezia per la 78esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Per il nostro cinema, per l’ingegno italico dimostrato in quest’arte (oggi attendiamo la consegna del Leone d’Oro alla carriera a Roberto Benigni), la madrina, Serena Rossi, nelle scorse ore ha dato il via ad un’attesissima edizione, con il tradizionale battesimo nelle acque del lido. Una sirena che è pronta a raccontarci quello che le è accaduto, il suo viaggio alla riscoperta del nostro cinema sopito per la pandemia. Ha bisogno di tornare a vivere nei suoi luoghi, di riprendere la propria forma e la propria forza. E che forma può essere a Venezia se non La forma dell’acqua. Quel film quasi fiaba di Guillermo del Toro, vincitore del prestigioso Leone d’Oro per la 74esima edizione per cui vi consiglio la lettura della nostra nuova rubrica I Cinefanatici che debutta nel segno di #Venezia78. Per rendere quest’idea abbiamo scelto con l’autrice Teresa Comberiati questa foto sotto per la nuova copertina. Doveva essere Venezia e doveva essere veramente fiabesca, quanto e come solo la laguna sa esserlo. In fondo come recitava Michel Subor in una celebre battuta de Le petit soldat: “la fotografia è la verità e il cinema è la verità ventiquattro volte al secondo“.
Buon cinema da Venezia a tutti!
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